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Arrampicare in Marocco!

Mountime | 23 nov 2023 | arrampicata Experiences

Taghia è un piccolo villaggio berbero nascosto tra le imponenti catene montuose dell'Atlante marocchino, a circa 200 km ad est di Marrakech. Il villaggio si trova lungo le sponde di un torrente che, insieme a corsi d'acqua secondari, ha scavato nel corso dei millenni profondi canyon, vallate e, soprattutto, imponenti pareti verticali che fanno brillare gli occhi ad ogni scalatore. Nel corso degli anni, questo angolo remoto ha acquisito una fama irresistibile tra gli amanti dell'avventura e della roccia perfetta.

Da qualche anno, Taghia era uno dei posti che Francesco Nardelli, guida Mountime, voleva assolutamente visitare. Purtroppo, l'anno scorso, proprio prima della partenza, il suo compagno di cordata ha dovuto rinunciare, e anche Francesco con lui. Quest'anno, con il termine della stagione estiva, è riaffiorato in lui il desiderio di compiere questo viaggio, e si è  subito messo alla ricerca di un compagno d'avventura, trovato in Aaron.
Aron è stato fin dal principio entusiasta, e si è subito creata una buona sintonia tra i due che ha semplificato e velocizzato l’organizzazione, fondamentale per la buona riuscita.
Finalmente c’erano tutte le buone premesse per partire per Francesco!

  

Il primo inghippo (e fortunatamente l'unico!) si è verificato subito dopo aver lasciato l'aeroporto di Marrakech. A causa di una mancata intesa con il gestore locale del viaggio, al loro arrivo non c'era il taxi concordato che avrebbe dovuto portarli a Zaouia Ahanesal (da dove poi avrebbero proseguito a piedi con l'aiuto di un mulo per i bagagli fino al villaggio di Taghia). Dopo un'attesa e vari tentativi di contattare il gestore, hanno deciso di arrangiarci. Così è ufficialmente iniziata l'avventura!
Tra pullman, furgoni e taxi stipati di gente, si sono lentamente diretti verso Taghia. Molto lentamente, per l’appunto, poichè verso sera erano ancora a metà strada. 

Arrivati a Ouaouizarht, si sono resi conto che quel giorno non avrebbero potuto proseguire. Tuttavia, il luogo, sebbene rustico, era caratteristico e la gente del posto si è dimostrata estremamente disponibile ed ospitale. Ovviamente allontanandosi dalla capitale il problema della comunicazione si face sempre più sentire, ma in qualche modo le nostre guide sono sempre riuscite a farsi capire da questi paesani.
La mattina successiva sono ripartiti presto verso Azilal. Arrivati alla cittadina, la loro avanzata è stata nuovamente ostacolata: il primo pulmino per Zaouia Ahanesal sarebbe partito solo nel tardo pomeriggio, il che significava che, anche quel giorno, non avrebbero raggiunto Taghia. Sconfortati, si sono seduti in un parco ad aspettare. Ma come dice Francesco “Sono convinto che quando ci si imbarca in avventure del genere con umiltà e lo spirito giusto, in un modo o nell’altro prendono sempre la piega giusta” infatti nel parco hanno conosciuto Youssef, un muratore che per 13 anni ha lavorato a Pavia. Sorpreso e divertito di trovare degli italiani in quel luogo, si è subito attivato per aiutarli. Pochi minuti più tardi erano su un taxi diretti a Taghia. Il tassista, prendendo a cuore la nostra causa, ha deciso di portarci fino allo gitê, percorrendo una strada sterrata non adatta al suo taxi che, con nostra sorpresa, proprio da quest’anno arriva fino al villaggio di Taghia. 


   

L'anfiteatro di Taghia offre una tavolozza di colori mozzafiato: la roccia rossa, intervallata da fasce di rocce e sabbie viola e azzurre, il verde intenso della vegetazione nel fondovalle, attraversato dal torrente, il blu del cielo sereno e il giallo delle foglie autunnali... uno spettacolo!

Franz e Aaron si sono sistemati nello gîte di Mohamed e suo padre Said, accolti con un thè alla menta bollente. Il luogo si trova all'imbocco dei sentieri che conducono alle pareti, semplice ma pulito, con tutto il necessario. Finalmente era arrivato il momento dell’arrampicata! Dopo aver bevuto il thè, le nostre guide hanno subito preparato l'attrezzatura e si sono diretti alla vicina parete dell'Ifrig per la loro prima scalata in Marocco! Come via di “acclimatamento” e sapendo che le ore di luce a loro disposizione erano ben poche, hanno scelto la classica “Belle et Berbere”.

La roccia è straordinaria e fin dai primi movimenti hanno capito di essere nel posto giusto, e la fatica del viaggio ampiamente ripagata. Sono arrivati in cima quando il sole stava tramontando, ed in pochi minuti, il buio ha preso il sopravvento.
In quel momento hanno capito subito che nei giorni successivi sarebbe stata fondamentale l'organizzazione e la logistica. Gli avvicinamenti e i rientri da queste vie sono impegnativi, l'ambiente è severo (come ormai se ne trovano pochi nell’arco alpino) e qui non si può fare affidamento su soccorritori ed elicotteri.
Rientrati nello gîte, la zuppa harira era già pronta e fumante sul tavolo per loro, seguita da tajine di verdure e pollo con couscous, per concludere con frutta e thè alla menta. Questo menù gli ha accompagnati per il resto della vacanza...una bontà!


   

 
Nei giorni successivi, avevano stabilito una routine strepitosa! Colazioni abbondanti, avvicinamenti avventurosi, un susseguirsi di lunghezze una più bella dell’altra, su una roccia incredibile, rientri molto alpinistici dove occorre rimanere ben concentrati, harira tajine e thè alla menta.

Hanno sempre cercato di scegliere vie su pareti e cime diverse per esplorare il più possibile. La scelta di itinerari è estremamente vasta ed il tempo a disposizione non è mai sufficiente purtroppo!
Il giorno di pausa, necessario per recuperare energie e concedere una tregua ai polpastrelli, l'hanno trascorso camminando lungo il canyon e i sentieri berberi, conoscendo Hassan, un pastore berbero che vive ad un paio d’ore dal villaggio, solo con le sue 100 capre che gli ha invitati a casa sua per bere il thè e fare quattro chiacchiere in uno spagnolo incredibilmente fluente. L’ospitalità berbera lascia sempre di stucco!

Purtroppo, le giornate per le nostre guide sono volate via ed il giorno della partenza si sono svegliati con una leggera pioggerella che aveva bagnato la maggior parte delle pareti. Era giunto il momento di levare le tende.
Il rientro è stato più comodo e rapido, sono scesi a piedi accompagnati da un mulo carico con la nostra attrezzatura. e questa volta, un taxi ci aspettava davvero!
Il viaggio è lungo, arrivati a Marrakech, hanno avuto giusto il tempo per una veloce visita alla medina e al mercato, fare scorta di foglie di menta essiccata per il thè, e poi gli aspettava il volo di ritorno.


  
 

 

Per Franz e Aaron è stata un'avventura fantastica! Viaggiare e vivere, anche solo per pochi giorni, in queste realtà fa riflettere e apre gli occhi su un mondo così diverso dal nostro, con tutti i suoi lati negativi forse, ma che sicuramente stimola la riflessione su numerosi aspetti della nostra "normalità".

Ecco le vie che vi consigliano le guide (ce ne sono molte altre, magari più impegnative, più facili, più suggestive... queste sono quelle che abbiamo fatto noi e che consigliamo):

  • Belle et Berbere - Ifrig

  • Entre dos Aguas – Tuyat

  • Au nom de la reforme – Jbel Taujdad

  • Tout pour le Club – Jbel Oujdad

  • Baraka - Jbel Oujdad

  • Les Riviers Pourpres – Jbel Taujdad

Oltre a tutto il materiale che desiderate portare, si consiglia di avere nello zaino una piastrina e un dado (spit)  "di emergenza", perché i pastori le rubano per attrezzare i sentieri per le capre. Può capitare di arrivare in sosta e trovare solo i tasselli, una situazione piuttosto scomoda!


E se anche voi volete essere tra i tanti ad intraprendere questa meticolosa avventura, scrivete a [email protected] o compilate il questionario sul sito. 
Buone avventure da Mountime!